Oggi ho incontrato Carlo Giuseppe Gabardini e abbiamo parlato del suo romanzo
Churchill. Il vizio della democrazia
(Rizzoli, 2019)
La mia citazione preferita si compone di alcune frasi che tengo a riportare qui in una mistura illuminante:
Churchill è il Novecento, è l’Europa, è forse colui che ha salvato l’umanità dall’autodistruzione durante il terribile trentennio 1915-1945, incarna il primato della politica e ha dunque ancora moltissimo da dire proprio a noi che oggi annaspiamo in un’assenza di politica sensata e soprattutto lungimirante, ovvero con un programma che vada oltre i prossimi quindici giorni. […] A me piace il suo europeismo, sir Winston, mi piace leggere uno che scrive ‘Stati Uniti d’Europa’ in un discorso del 1930, mi piacciono l’energia e la risolutezza che ci mette e la fierezza di essere europeo che trasmette semplicemente incarnandola, l’europeitudine o l’europeità, perché è chiaramente di più di un blando europeismo, che sarebbe la parola corretta ma non comunica la pienezza del sentimento e di ciò che lei rappresenta. Forse perché ‘europeismo’ è maschile e suona anche come un’ideologia sorpassata, invece la femminilità di europeitudine o di europeità mi sembra più fertile e generatrice. […] Senza politica è difficile pensare di raggiungere il voto alle donne, la tutela per i lavoratori, un sistema pensionistico, un’istruzione statale, la laicità dello Stato, una sanità pubblica… […] Le parole possono essere perfette, ma se a queste non seguono delle azioni, allora non valgono niente.
Tre aggettivi per descrivere questo libro: politico, onirico/ironico, motivante.
Grazie a Carlo Giuseppe Gabardini per questo suo dialogo, immaginario ma potentissimo, a tu per tu con Winston Churchill, il padre o, meglio, il nonno di noi europei.
Churchill diceva «una guerra e milioni di morti assicurano solo una manciata di anni di desiderio di riconciliazione e di voglia di unione, dopodiché ognuno tornerà a pensare a sé stesso», che è esattamente ciò che sta accadendo in questo momento storico (Brexit docet), ed è davvero un peccato − per non dire una tragedia − perché, «se la democrazia è la peggiore forma di governo, eccezion fatta per tutte le altre forme di governo sperimentate finora», sarebbe bene che diventasse un vizio e che quindi fosse poi difficilissimo farne a meno. Ora come non mai abbiamo bisogno di unità, condivisione di mete e di intenti a livello europeo (se non addirittura a livello mondiale) per far fronte in modo efficace alle sfide e alle tragedie che, spesso, ci siamo costruiti con le nostre stesse mani, non ultima la pandemia che ci tiene in scacco da più di un anno. Ma, finché c’è vita c’è speranza e, come disse Churchill: «Il successo è l’abilità di passare da un fallimento all’altro senza perdere l’entusiasmo».
E come non essere d’accordo? Grazie di cuore a Carlo Giuseppe Gabardini per avercelo ricordato.
Como, Libreria Ubik, sabato 9 marzo 2019