Oggi ho incontrato Carlo Giuseppe Gabardini e abbiamo parlato del suo romanzo
Fossi in te io insisterei. Lettera a mio padre sulla vita ancora da vivere
(Mondadori, 2015)
La mia citazione preferita si trova a pagina 230:
[…] Lo so che non tornerai, papà. Nessun padre tornerà, dobbiamo farcene una ragione. Siamo senza padri e senza maestri, e chi spera in un ritorno al passato temo sia miope oltre che in errore.
Voi eravate interi, noi siamo un insieme di frammenti; e ciò che si rompe – come un bicchiere o un uovo – non tornerà mai alla sua forma precedente. Non penso nemmeno che dobbiamo rincollare i pezzi nel vario tentativo di «ricostruire» il pater familias di una volta. No, dobbiamo trovare una forma nuova. Se voi eravate delle rassicuranti lastre di vetro, ora che noi siamo solo pezzetti e schegge forse dobbiamo essere felici di un’unica novità: se troviamo il modo per montare tutti assieme dei frammenti, si possono creare forme originali e inaspettate che prima, nel mondo delle lastre di vetro, erano impensabili.
Passami un esempio stupido: se voi eravate dei solidi film da 100 minuti, lineari e assertivi, noi invece siamo delle serie tv, ingarbugliate e senza mai un punto fermo e definitivo. […]
Tre aggettivi per descrivere questo libro: poetico, struggente, (auto)ironico.
Grazie a Carlo Giuseppe Gabardini per questa lettera al padre che ha voluto condividere con noi. Leggendo le sue parole abbiamo imparato a conoscere la storia di una famiglia, di un figlio che guarda al padre, fin dalla più tenera età, come a un faro nella notte. Abbiamo amato il piccolo Carlo che cresce, che si interroga sul senso della vita e si domanda quale sia il senso della propria esistenza. L’autore ci regala un affresco familiare ironico e struggente, costellato di riti quotidiani, dialoghi profondi e cene «politicamente scorrette» fino al momento della cesura tra adolescenza e vita adulta: la morte dell’amatissimo padre. Questo libro è una lettera dedicata a lui e anche a tutti noi. Carlo Giuseppe Gabardini, prendendo come spunto il suicidio di un ragazzo omosessuale, decide di fare coming out e di dichiarare la propria omosessualità. Quel passo è il primo di una lunga serie di passi compiuti verso l’atto rivoluzionario di prendere in mano la propria vita e ‘venir fuori’, mostrarsi per quello che si è e che si vuole essere. Grazie di cuore a Carlo Giuseppe Gabardini per l’invito e lo sprone a non aver paura, a non arrenderci davanti alle difficoltà. Anche noi possiamo (e dobbiamo!) insistere per vivere appieno una vita degna di essere vissuta. Quale messaggio più positivo e carico di significato per la giornata di oggi, dedicata a ricordare e festeggiare tutti i papà?
Como, Libreria Ubik, venerdì 2 febbraio 2017