Perché celebrare ancora l’8 marzo? Per questo. Un omaggio ad Anna Politkovskaja. Quando penso alla ricorrenza di oggi, otto marzo, Giornata Internazionale della Donna, il pensiero corre a tutte le donne eccezionali che ho avuto la fortuna di incontrare nella mia vita. E sono state parecchie.
Molte le ho trovate nelle occupazioni di tutti i giorni: la mia maestra delle elementari, la professoressa di lettere al liceo, la mia docente di chitarra al Conservatorio di musica, la dottoressa che ha seguito tutte le malattie del fisico e dell’anima da quando avevo diciotto anni. E poi madri, sorelle, compagne di scuola e colleghe al lavoro, tutto un universo di donne che mi ha accompagnato, e continua a farlo, nella quotidianità delle mie giornate.
Un pensiero speciale va oggi a tutte le compagne di avventura della Women in White – Society, associazione che ho fondato insieme e un gruppo di donne splendide e con la quale abbiamo dato vita a una campagna sul web, poi diventata vero e proprio libro, dal titolo Io mi sono scocciata. Storie di ordinario sessismo.
Poi ci sono le donne che ho incontrato nei libri, negli articoli di giornale, nei racconti di viaggio e nei saggi sulla profondità e complessità del ‘femminile’.
Ho frequentate assiduamente queste amiche donne, scrittrici e giornaliste che mi hanno spalancato finestre e aperto occhi sul mondo. Con loro ho imparato a viaggiare nel tempo e nello spazio e a loro mi sono sempre rivolta nei momenti di dubbio e difficoltà. E ce ne sono stati – e ancora ce ne sono – parecchi.
Mi hanno aiutato a comprendere che la sofferenza e l’ingiustizia di cui talvolta mi è capitato di essere vittima non riguardava solo ed esclusivamente me come donna. Quella sofferenza, quella difficoltà a stare nel mondo, in questo mondo, era la condizione di moltissime di noi.
Diciamolo chiaramente, non è un mondo per donne. In realtà, a ben guardare, spesso non è nemmeno un mondo per esseri umani, ossia per tutte quelle persone che si ostinano a cercare e a vedere nell’altro, nel diverso, nello sconosciuto, e a volte anche nel vicino di casa, un essere umano con cui condividere le fatiche, ma anche le gioie di stare insieme nel mondo.
Alla fine siamo tutte e tutti sulla stessa barca, che ci piaccia o no.
Non è nemmeno un mondo per chi ha il coraggio di denunciare le ingiustizie, gli abusi, i crimini di chi ha il coltello dalla parte del manico. E lo usa, quel coltello.
Non è un mondo per chi usa gentilezza e bellezza per spiegare ciò che accade e cercare, con onestà e umiltà, di portare un po’ di luce e di chiarezza nella buia complessità degli avvenimenti che ci circondano.
Ed è per questo che oggi, in questa giornata dedicata alle donne, voglio ricordarne una davvero straordinaria: Anna Politkovskaja.
Chi era Anna Politkovskaja?
Anna Politkovskaja era una grande giornalista e scrittrice russa che ha pagato con la vita la propria missione di testimone e di narratrice del suo tempo. Il suo impegno per i diritti umani, i suoi reportage dalla Cecenia e la sua opposizione al presidente della federazione Russa Vladimir Putin l’hanno sempre accompagnata nella vita e nel suo lavoro di giornalista.
Sicari l’hanno attesa un sabato d’ottobre sotto casa, mentre rientrava con le borse della spesa, e l’hanno freddata con quattro colpi di pistola.
Era il 7 ottobre 2006, compleanno di Vladimir Putin.
Oggi, lunedì 8 marzo 2021, mi piace ricordarla ancora una volta così, con queste parole tratte dal suo libro Per questo:
Ho scritto ciò di cui sono stata testimone. E basta. Sorvolo espressamente sulle altre ‘gioie’ della strada che mi sono scelta. Il veleno nel tè. Gli arresti. Le lettere minatorie. Le minacce via internet e le telefonate in cui mi avvertono che mi faranno fuori. Quisquilie. L’importante è avere l’opportunità di fare qualcosa di necessario. Descrivere la vita, parlare con chi ogni giorno viene a cercarmi in redazione e che non saprebbe a chi altri rivolgersi.
Per questo voglio condividere con tutte e tutti voi questo pensiero di Anna, affinché ci siano di ispirazione per ‘fare qualcosa di necessario’, per fare ciò che è necessario ora.
E oggi più che mai la questione di genere è necessaria, è una indiscutibile priorità se desideriamo una società accogliente, solidale e rispettosa delle differenze (non solo di genere).
Insieme possiamo davvero fare la differenza.